Un imperatore era soffocato dalle preoccupazioni. Quando le
preoccupazioni ti prendono d’assalto, lo fanno totalmente; infatti, una volta
che un guaio ha trovato il modo di entrare, gli altri seguono la stessa strada.
Chiunque permetta a un’inquietudine di possederlo inconsciamente apre la porta
a molte altre. Proprio per questo motivo le preoccupazioni arrivano sempre come
una folla! Nessuno si trova mai a dover fronteggiare un’unica ansia.
Potrebbe stupire che gli imperatori spesso anneghino nelle
preoccupazioni; anche se la verità è che solo chi si è liberato da ogni
inquietudine è un imperatore. La schiavitù dell’ansia e delle preoccupazioni è
così gravosa che tutto il potere di un imperatore non riesce a vanificarla.
Forse, proprio per questo motivo anche il potere degli imperi si esaurisce,
usurato dalle preoccupazioni.
Un uomo vorrebbe essere un imperatore, per avere il potere e
l’indipendenza che la cosa comporta. Ma alla fine, scopre che nessuno è più
impotente, dipendente e sfortunato di un imperatore; e questo perché chiunque
voglia ridurre gli altri in schiavitù, alla fine diventa schiavo degli stessi
schiavi. Qualsiasi cosa vogliamo dominare, alla fine riesce a dominarci. Per
conseguire un’indipendenza, è essenziale non solo conseguire una libertà dalla
schiavitù altrui, ma liberarsi anche dalla mentalità che tende a ridurre gli
altri in schiavitù!
Questo imperatore viveva in una schiavitù simile. Era
partito tentando di conquistare dei paradisi, ma dopo tutte le sue vittorie si
era reso conto di sedere sul trono dell’inferno. Qualsiasi cosa aveva vinto
grazie al suo ego, alla fine si era dimostrata essere un inferno; d’altra
parte, l’ego non potrà mai conquistare il paradiso, perché in paradiso non
esiste alcun ego.
Adesso quell’imperatore voleva liberarsi dal sé infernale
che aveva raggiunto. Purtroppo è difficile conseguire il paradiso ed è facile
perderlo, mentre è facile raggiungere l’inferno ed è difficile perderlo.
Si voleva liberare dal fuoco delle preoccupazioni, chi non
lo vorrebbe? Chi vorrebbe mai restare seduto sul trono dell’inferno? D’altra
parte, chiunque voglia sedere su un trono siederà sul trono dell’inferno.
Ricordalo: in paradiso non esiste alcun trono; semplicemente, i troni
dell’inferno, visti da lontano, sembrano i troni del paradiso.
Giorno e notte,
addormentato o sveglio, quell’imperatore lottava contro
ansie e preoccupazioni di ogni tipo. Anche se le persone con una mano si
liberano delle loro preoccupazioni, con migliaia di mani ne invitano a
profusione!
L’imperatore voleva liberarsi da tutte le preoccupazioni, ma
al tempo stesso voleva diventare un grande monarca. Forse pensava che, una
volta diventato imperatore del mondo, si sarebbe liberato da tutti i suoi
affanni: la follia dell’uomo continua ad arrivare a simili conclusioni. Ed era
per questo che ogni giorno cercava nuove regioni da dominare: ogni sera, al
tramonto del sole, non voleva che i suoi confini fossero ancora là dov’erano
all’alba! Sognava argento e respirava oro: nella vita, sogni e respiri simili
sono molto pericolosi, perché sognare argento crea catene per i propri respiri,
e respirare oro riversa veleno nella propria anima. Lo stordimento che
accompagna il vino dell’ambizione può essere solo spezzato dalla morte.
La vita dell’imperatore stava ormai tramontando, e la fine
dei suoi giorni si stava avvicinando: la morte aveva iniziato a invitarlo. La
sua forza diminuiva giorno dopo giorno, e le sue preoccupazioni aumentavano: la
sua vita era in subbuglio!
Quello che un uomo semina in gioventù raccoglie nella
vecchiaia. I semi velenosi non ti preoccupano mentre li semini, ti inquietano
soltanto quando il raccolto è maturo. Chi riesce a vedere quell’inquietudine
nei semi non li semina; una volta seminati, non ce ne si può liberare...
dovranno essere raccolti, non è possibile evitarlo!
L’imperatore era in piedi in mezzo al suo raccolto, qualcosa
che lui stesso aveva seminato. Per sfuggire a tutto ciò aveva persino pensato
di suicidarsi; però, l’avidità di essere un imperatore e la speranza di
arrivare a essere un monarca universale in futuro non gli permettevano di fare
neppure quello. Avrebbe potuto perdere la sua vita – di fatto l’aveva già
perduta – ma era al di là delle sue capacità rinunciare a essere un imperatore:
quel desiderio era la sua stessa vita, e solo desideri simili – desideri che
sembrano essere vita – la distruggono.
Un giorno, nel tentativo di liberarsi dai propri assilli,
andò a spasso su una collina verdeggiante. Ma è più difficile sfuggire le
proprie preoccupazioni che scappare perfino dalla propria pira funeraria.
Qualcuno potrebbe riuscire a sfuggire la propria cremazione, ma non le proprie
ansie e le preoccupazioni; e questo perché la pira funeraria è all’esterno e le
inquietudini sono all’interno. Qualsiasi cosa presente dentro di te ti
accompagnerà sempre: ovunque sarai, sarà al tuo fianco. Se non si cambia il
proprio sé alle radici, è del tutto impossibile sfuggire i propri affanni.
L’imperatore si ritrovò a cavalcare nella foresta.
All’improvvisò udì il suono di un flauto; qualcosa in quel suono lo fece
fermare bruscamente, e lo indusse a voltare il cavallo verso quella musica.
Nei pressi di una cascata, all’ombra di un albero, un
giovane pastore stava suonando il flauto e danzava; nelle vicinanze riposavano
le sue pecore. L’imperatore gli disse: “Sembri felice come se avessi
conquistato un regno”.
Il giovane ribatté: “Che dici? Io prego continuamente
l’esistenza di non darmi un regno! Adesso sono un imperatore, ma nessuno che
conquisti un regno resta un imperatore”.
Il re rimase stupefatto e chiese: “Dimmi, cosa possiedi che
fa di te un imperatore?”.
Il giovane rispose: “Non è con la ricchezza ma con la
libertà e l’indipendenza che si diventa un imperatore. Io non ho nulla, a
eccezione di me stesso. Io possiedo solo me stesso, e non esiste ricchezza più
grande di questa. Non riesco a pensare a nulla che un imperatore abbia e che io
non ho: possiedo occhi in grado di vedere la bellezza, ho un cuore che ama, ho
la capacità di immergermi nella preghiera. La luce che il sole mi dona non è
inferiore alla luce che dà a un imperatore, e la luce che la luna riversa su di
me non è minore di quella che riversa su un imperatore. Fiori meravigliosi
spuntano sia per me che per lui. Un imperatore mangia il suo cibo e copre il
suo corpo, io faccio lo stesso.
Dunque, cos’ha un imperatore che io non ho? Forse ha le
preoccupazioni di un monarca, ma possa Dio salvarmi da tutto ciò: una pira
funeraria è di gran lunga meglio di quelle preoccupazioni! D’altra parte, ci sono
molte cose che io ho e un imperatore non ha: la mia indipendenza, la mia anima,
la mia felicità, la mia danza, la mia musica. Io sono felice con ciò che ho,
pertanto sono un imperatore”.
L’imperatore ascoltò i punti di vista del giovane e disse:
“Mio caro, ciò che dici è giusto. Va’ e informa ogni villaggio che anche
l’imperatore conferma le tue parole”.
OSHO: CREA IL TUO DESTINO
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